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Il chimico svedese Nobel, vissuto nell’Ottocento, spese la sua vita alla ricerca di esplosivi sempre più potenti. A lui si deve l’invenzione della dinamite. Divenuto immensamente ricco, lasciò un testamento che portò alla fondazione che da più di cento anni assegna i premi Nobel. 

Alfred Nobel nacque nel 1833 a Stoccolma, la capitale della Svezia, il padre era inventore e costruttore di armi.

Fra alterne vicende familiari il giovane Alfred poté studiare chimica a Parigi.  Nel 1847 l’italiano Ascanio Sobrero aveva sintetizzato la nitroglicerina e Nobel scoprì il modo di utilizzarla come esplosivo. Nel 1863 ottenne i primi brevetti sulla produzione della nitroglicerina e sull’innesco mediante detonatori, avviando un fiorente commercio del potente esplosivo.

Nel 1888 morì a Parigi Ludwig Nobel, un fratello di Alfred.

Un giornalista confuse i nomi e scrisse un necrologio del chimico svedese dal titolo «Morto il venditore di morte». Nell’articolo si sosteneva – in gran parte a ragione – che Nobel si era arricchito a dismisura con invenzioni che avevano reso le guerre, già terribili, ancora più sanguinose.

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Nobel fu molto colpito dal tono di condanna di questo necrologio prematuro, e pensò di lasciare di sé una memoria migliore di quella di uno spietato industriale, dedito soltanto ad accumulare ricchezze. La filantropia era una buona via d’uscita, così Nobel lasciò nel suo testamento una somma enorme che, ben amministrata, sarebbe servita negli anni a venire per premiare le grandi scoperte scientifiche in chimica, fisica e medicina.

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