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Nell’epoca del buddha viveva un monaco saggio che si chiama Pilindavaccha. Egli seguiva gli insegnamenti del buddha e amava la gente semplice. Era una persona che faceva il bene degli altri ed era stimato molto anche del re.

Nel villaggio quel giorno c’era una festa e le fanciulle, agghindate e adorne di ghirlande, si divertivano. Il venerabile Pilindavaccha, girando passo passo per l’elemosina, giunse alla dimora di un certo inserviente e sedette su un sedile. In quella circostanza la figlia dell’inserviente  vedendo le altre fanciulle agghindate e adorne di ghirlande, piangeva dicendo: «Date anche a me una ghirlanda, date anche a me un ornamento!».

«E come potremmo noi» diceva la madre «procurarci una ghirlanda, poveri come siamo? Come potremmo procurarci un ornamento?».

Allora il venerabile Pilindavaccha prese un rotolo di erba e disse al padre della fanciulla: «Suvvia, metti questo rotolo di erba sul capo di tua figlia».

l’uomo prese il rotolo di erba e lo mise sul capo della fanciulla; e quello divenne uno splendido diadema d’oro, stupendo, bello a vedersi; nemmeno nella reggia c’era un diadema d’oro come quello. Certe persone riferirono la cosa al re: «Maestà, in casa del tale inserviente c’è uno splendido diadema d’oro, stupendo, bello a vedersi; nemmeno nella reggia di vostra Maestà c’è un diadema come quello! Come se lo sarà procurato quel povero? Senza dubbio proviene da un furto». Allora il re fece imprigionare la famiglia dell’inserviente.

Il miracolo di Pilindavaccha

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